Tutti i grazie che non ti ho detto.

Cecilia McKee Juanita De Paola

T’avessi davanti stamani mi toccherebbe regalarti la mia collezione di giornali americani dei primi anni novanta che sono l’unico bene in mio possesso – così grassi, così pieni di ottimismo economico occidentale, di annunci. Li ho rastrellati in Florida quando l’America era l’America e in un banale hotel a tre stelle ti portavano un chilo di carta, secondo preferenza. Avevo scelto USA Today, iùesèitudèi, perchè era il più grosso di tutti e gratis mi riempiva l’occhio. Oppure, meglio, stilerei per te la lista molto segreta delle mie radio online dove trovo conforto e ispirazione. Ti avverto che c’è una rete tedesca che mette del Jazz originario, basico, tipo Mr Evans, che spacca – ma quando arriva la pubblicità in quella lingua da curve a gomito, oh boy, ti vengono in mente Frau Blucher e Svan Stucha.

Vorrei renderti un pezzettino di gioia che mi hai provocato.  Ti scriverò un biglietto che inizia con Grazie e un punto esclamativo, lo sai che ne adopero due all’anno, perchè non mi hai regalato un ciondolo ma un’esperienza, e perchè non ti tiri mai indietro: quando si tratta di aprire le tende di velluto e farmi vedere cosa c’è dietro – eppure io non ti ho chiesto nulla – spalanchi e dici, vai te, ecco il palco. So che lo fai come se ti dovessi grattare in seguito a prurito, o forse perchè la mia faccia grata è una soffice vista, ma mai per convincermi di qualcosa. Chissà se hanno capito quante cose sai.

Mi hai dato una canzone, dei libri, dieci consigli e cento illuminazioni. Ecco perchè prendo la macchina per venirti a trovare, io che guido a sessanta e malvolentieri in autostrada, a riempire la vasca di acqua che si può bere: sei “il mio amico”. Mi dai pappa per l’animo, miele piccante affinchè la sete di sapere affinchè non si acquieti, e mi apri il salotto con dentro la televisione, i tuoi, la tua eredità in terra. Come se l’avessi conquistato io un pezzettino di quel tutto, ma non è così – e ti ringrazio. Vi.

Immagino si ritrovino basiti, con la mia stessa sensazione addosso, quelli che gli arriva una lettera di Martedì mattina, che dice Lei ha appena ereditato un palazzo, quello davanti casa sua, perchè il suo dirimpettaio l’ha osservata per trentanni e le si è affezionato. Se la goda ora che è morto senza eredi. Però è importante che tu capisca che per me è più importante che tu (mi) parli, del possedere un palazzo. Anche perchè poi puliscilo, imbiancalo, mantienilo. Per carità.

Ti prego, pensa a me e metti da parte quelle cose da lasciare lì per me. La famiglia è quella che si fa col sangue ma è anche quella che si crea per scelta con l’istinto e la ragione, e ormai sento che qualche gene si è mescolato, siamo parenti di cuore e anche di pancia. Non ci sono pensioni reversibili per i non-familiari a noi legati con doppia mandata, ma c’è una hall of fame privata in cui facciamo accedere persone e lasciarvi le impronte, così quando ci troviamo a camminare lì per sbaglio, toh, ecco le mani di. Se vedi un altro libro mettilo via per me. Se senti un’altra canzone, fammela intercettare alla radio – o su un podcast che non salti ogni dieci secondi. Non tutta la musica, però, quella dei solisti tienila per te che hai un gusto troppo da stanza vuota – io amo la trombetta e le atmosfere da bodoir. Il non detto, poco suonato.

La cosa buffa è che, a parte Grazie col punto esclamativo, tu sai che io non ho candeline da prestarti. Non saprei proprio cosa indicarti, cosa dedicarti – se non un ascolto assoluto. Forse è questo che cercano quelli che trovano prima di noi qualche domanda ganza: qualcuno che ascolti le ragioni della prossima questione. Qualcuno che spalanchi le orecchie per sentire senza andare a pescare gli ami cui appiccicare la proprio controproposta – ecco, forse questo, in tutto questo bailamme ricettivo, è l’unico segnale monocorde e binario che ti posso rimandare indietro. Spero basti.

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Author: juandpaola

Juanita è una donna di trentacinque anni che da grande voleva fare la rockstar, ma ha aperto una società di redditi immobiliari, ha una bambina di quattro anni che adora e un quasi marito inglese che parla l'Italiano peggio di Don Lurio. Se Giulia fosse ancora viva molto probabilmente Juanita sarebbe la sua tour manager.