Sono malato e non ho intenzione di guarire.

Notoriamente l’unico strumento che sono bravo a suonare è il campanello di casa. Per farmi riconoscere senza dover rispondere al citofono, improvviso strane combinazioni ritmiche, che fanno capire a Gloria che alla porta non posso esserci che io e che, sospetto, urtano i nervi degli altri condòmini.  Certo, le mie recenti prestazioni canore hanno fatto scalpore, Robert Johnson si è complimentato con me in sogno dopo la performance in “Sweet Home Chicago” alla Sagra del Bombolone, ma il mio rapporto con la musica, nonostante tentativi giovanili di strimpellamenti vari e una breve e (fortunatamente) rimossa carriera di cantante in una band chiamata Clocks, è soprattutto in veste di ascoltatore e shopper compulsivo. Su questa malattia che mi porta a foraggiare negozi di dischi e siti web, e che solo la prossima sparizione dei cd potrà lenire, tengo un diario sul blog di Juanita (“Il Ministero delle Dispari Opportunità”), che prima o poi potremmo anche replicare da queste parti.

Insomma, il mio legame con la musica è diverso da quello che aveva Giulia. Lei era naturalmente portata per gli strumenti, io naturalmente negato. Lei sapeva suonare di tutto, io nulla, citofono escluso. La protagonista del suo mondo musicale era lei stessa, io mi faccio da parte e godo della musica degli altri. A un certo punto ho capito che la carriera che mi poteva dare soddisfazione era quella di appassionato, allo stesso modo in cui sono passato da aspirante scrittore a lettore vorace. Per anni ho aspettato la paghetta settimanale del sabato per comprare il mio Lp dei Pink Floyd, o dei Love, o dei Doors, e spesso ho cercato di impietosire mia nonna per ottenere un bonus extra con cui portare a casa un disco anche il mercoledì.  Ai miei tempi c’era il Superdisco di Enzino, alla Galleria Locanda Maggiore, e poi avevo il mio negozio del cuore, Raf Dischi, prima in via Ugolino e poi in via del Sasero. E’ qualcosa che i ragazzi che leggono questo strampalato post non potranno capire. Mi farò aiutare da Nick Hornby, a cui ho spudoratamente rubato l’idea del mio diario (solo che Nick lo fa con i libri) e che ho citato volontariamente nel titolo “Alta Fedeltà”, consapevole che sarebbe stato il meno originale della storia. Dunque, Hornby scrive: “Sì, sì, lo so. Scaricare musica è più semplice, e forse costa di meno. Ma cosa ascoltano nel negozio in cui abitualmente scaricate musica? Niente. Chi incontrerete? Nessuno. Dove sono le bacheche in cui si cercano musicisti per formare band? Chi vi dirà di smettere di sentire questo per passare a quest’altro? Continuando così risparmierete, ma avrete gettato alle ortiche una carriera nel settore, un bel po’ di amici giusti, il vostro gusto musicale, e, alla fine, la vostra anima. I negozi di dischi non vi salveranno la vita, ma possono renderla migliore”.

Io probabilmente sono uno dei migliori clienti di Amazon in Italia, quindi non posso dirmi un marito fedele dei negozi di dischi. Un cd che in negozio costa 20 euro, su internet lo trovo, uguale identico, a 8 sterline, meno della metà. Compro anche nei negozi, ma spesso cerco di risparmiare. Però l’energia che Nick Hornby mette nella difesa dei record shop, la posso spendere nel consigliarvi, spingervi, e se non bastasse intimarvi di comprare cd e  Long Playing, se avete il giradischi in casa, altrimenti compratevi anche quello, mettendo da parte paghette che hanno, generalmente, ben poco a che vedere con la miseria che toccava a noialtri nati negli anni settanta. Anche se siete meno negati di me nel maneggiare gli strumenti, sforzatevi di ascoltare musica diversa da quella che suonate o sentite di solito (naturalmente vale anche per me), perché quello che vi può capitare di ascoltare “per caso” in Italia, in tv o alla radio, è solo una microscopica parte (e sfortunatamente non la migliore) di quel che c’è in giro per il mondo. Fatevi stuzzicare la fantasia, arruolatevi nella sacra missione per cancellare le tribute band,  che non hanno alcuna ragione di esistere, se non quella di sostentare musicisti in un Paese in cui non si campa di musica usando la farina del proprio sacco. Anche quando è meglio (sì, meglio, avete letto bene) della farina degli U2 o di Vasco Rossi. Amate la musica, fatene una parte fondamentale della vostra vita, e se è già così, ditelo agli altri. Vi accorgerete che la musica sarà una compagna insostituibile, e che le canzoni saranno le scorciatoie dei vostri ricordi.

Ho ascoltato milioni di pezzi e temo di aver comprato migliaia di dischi. Eppure ho due certezze. La prima:  c’è ancora moltissima musica che non conosco e di cui potrei innamorarmi. La seconda: non rimpiango nemmeno un centesimo di quelli spesi per la musica. E sono contento che questa passione mi abbia fatto notare e apprezzare, anche se per poco tempo, una ragazza incredibile come Giulia.

Lorenzo Mei


Bibliografia essenziale:

Nick Hornby, Alta Fedeltà, Guanda

Graham Jones, Il 33° giro, Arcana

Alex Ross, Senti questo, Bompiani

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