Buttati. Ti teniamo.

juanita

Musica come semino che cresce in una dimensione sua. Musica come perchè hai smesso di cantare e di suonare, se ti riusciva anche solo un pochino? Non li vedi quelli là fuori, che fanno solo quello che gli riesce? Ti sembrano felici? Certo. Loro dicono di sì. Ma forse non ti sei concentrato abbastanza sul senso del fare una cosa solo perchè non farla sarebbe un peccato. Nel marketing si dice che diecimila persone non interessate al tuo prodotto non valgono una che lo è – e forse c’hanno ragione. Quindi sotto, assieme agli impavidi: ai ragazzi che scoprono che recitare in teatro è tutto quando sono vicini ai cinquanta. Alle ragazze che suonano male la chitarra, il basso e la tromba e vanno ad una jam session. Ai cantanti che c’hanno il cuore e, soprattutto, lo stomaco. A chi si emoziona e ci prova a fartelo vedere. A chi sa saltare in aria con la capriola.

Stai certo, che quelli che ti facevano paura saranno lì, e con un sorrisetto ti declineranno a povero matto, a pazzarella. Oppure, peggio, ti guarderanno con occhio che ha pena di te, perchè ci provi. Sai che ti dico? Noi, qui, siamo con te. Tu monta sul palco o sul tavolo del salotto e prova a gettarti di sotto, come si fa ai concerti rock, che noi ti acchiappiamo.

Ora, tu vorrai sapere perchè. E te lo spiego io, che mi chiamo Juanita – piacere, sono una dei quaranta che scrivono qui sopra: perchè a noi ce l’ha insegnato la Giulia. Ora, non mi fraintendere. Giulia sapeva suonare cento strumenti e tutti a livelli che te ed io nemmeno se si va a Loreto; lo faceva senza sforzo, di natura, con un cuore grande così.  E quando era iniziata l’epoca in cui dagli Extreme si passa al Jazz più facile e noioso ci eravamo un pò perse di vista. Daltronde quelli con cui suonavamo ci facevano sentire sempre in colpa perchè ci buttavamo, come pesci. Lei si risentiva io ero meno sicura, dicevo, ora studio. E allora suonavamo in posti diversi.

Ci reincontravamo nei boschi, poi, o a Firenze, ma anche a Pisa, a suonare: era magia, alchimia, risate a profusione. Figure terribili, come quando io ho tirato una stecca sull’acuto di Calling You. O quando Giulia è cascata di sotto dal palco perchè batteva troppo forte nella cassa. O quando Eva ha vomitato davanti al sagrato della chiesa perchè avevamo, diciamo così, festeggiato un pò troppo. Cose che capitano e che è bene che lo facciano prima che la vita ci leghi a una sedia.

Nel frattempo i gruppetti di jazz sono svaniti, ma io e Giulia suoniamo ancora. Anche Eva, dentro un monastero. Questo per dirti che probabilmente avevano ragione quelli, quelli che fanno le cosine perbenino, a dire che io sono un cane. Che Giulia è sprecisa quando suona il basso. Ma siamo ancora qui, in due modi diversi, e suoniamo sempre – loro niente, sai? E sai che ti dico: tu infilati le borchie, tira fuori il libretto di Shakespeare, le scarpe da ginnastica, e contattaci perchè stiamo per tirare su un’associazione di gente con lo stomaco che parla, che ama la vita e la musica. Faremo concerti, spettacoli, gite, tutto quello che un’associazione permette di fare – forse anche le torte e il catechismo, non lo so, io suono la chitarra punto e basta. Io le torte, e i pessimisti, me li mangio a colazione.

(Juanita è contributor del sito e ha appena deciso che il tempo dell’attesa è appena finito – e chi c’è c’è, e chi non c’è, s’arrangi)

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Author: juandpaola

Juanita è una donna di trentacinque anni che da grande voleva fare la rockstar, ma ha aperto una società di redditi immobiliari, ha una bambina di quattro anni che adora e un quasi marito inglese che parla l'Italiano peggio di Don Lurio. Se Giulia fosse ancora viva molto probabilmente Juanita sarebbe la sua tour manager.