Dieci anni di Giulia.

Correvano gli anni Novanta; le ragazze con gli anfibi si incontravano, da queste parti, al Jimmy & Jazz mentre le altre si facevano la contropermanente. I ragazzi giravano con il collirio in tasca, gli anni ottanta sembravano lontanissimi: non lo erano. La macchina era un mezzo, lo stereo un volano, suonare uno strumento era praticamente obbligatorio se non piaceva la disco e l’estetica della bevuta col talloncino. Si suonava dovunque, con chiunque. Non moriva nessuno, o così mi pareva.
Si risparmiava per le cose importanti: viaggiare, perlopiù, e comprarsi i cavi buoni per la chitarra. Giulia aveva sempre il canzoniere due mesi prima che arrivasse dal Menichini, non ho mai capito come faceva. Mentre si studiava si faceva il cameriere o si davano le ripetizioni, pestando il suolo con leggerezza: non era quello il nostro mondo e non lo sarebbe diventato. L’iPod avrebbe fallito miseramente in quegli anni, perchè la musica aveva senso solo se imposta agli amici.
Per quanto mi riguarda c’erano Giulia, Eva, Luca, Ale, Giulio, Simone, Felice, Lisa, Valentina e poco altro. C’era lo stereo in macchina e il sacchetto delle cassette, sempre più senza custodia. C’erano i Pearl Jam e gli U2, i Nirvana e tutto quello che si può suonare con il La nel mezzo, perchè le altre scale non le so fare. Giulia sì, lei a orecchio faceva anche la Cavalleria Rusticana.

C’era il gruppo dei Ledd, vagamente ispirato ai Led Zeppelin (vedi foto), e te che lo hai abbandonato perchè ti annoiavi: anche io. Ma ero fidanzata.
Giulia, avrei dovuto buttarmi con te da un aereo, col paracadute, in Patagonia. Avremmo dovuto indossare una tuta aerodinamica, aprire il paracadute alla vista più bella e, urlando una canzone dall’inizio alla fine saremmo dovute arrivare velocemente alla terra, all’acqua, e baciarle come Papa Woytila. Avrei anche dovuto fare in modo di incontrare Eva a Madrid, se è per questo, ma ha preso il treno sbagliato quel brodo.
Ecco, quando ripenso a dieci anni fa, penso alla storia dei binari e del cosa sarebbe successo se ci fosse stato un altro finale, se qualcuno ti avesse intercettato, se avessimo poi deciso di vedersi quel pomeriggio invece di rimandare. Oggi saresti una donna dal sedere immenso, che sia chiaro, già lo avevi a bauletto. Suoneresti ancora e avresti talmente tanti allievi da dovere lasciare il lavoro “serio”. Si andrebbe a vedere Noa dal vivo assieme, certo. Giorgia e Bocelli te li lascio tutti, te e le canzoni formaggioso melodiche. Mi manchi testa a pinolo.

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Author: juandpaola

Juanita è una donna di trentacinque anni che da grande voleva fare la rockstar, ma ha aperto una società di redditi immobiliari, ha una bambina di quattro anni che adora e un quasi marito inglese che parla l'Italiano peggio di Don Lurio. Se Giulia fosse ancora viva molto probabilmente Juanita sarebbe la sua tour manager.