L’Isola Che Non C’é

simoneguidi

Dice Edoardo Bennato nella sua canzone “l’Isola che non c’é” (quando era ancora nelle sue facoltà mentali) che esiste un isola nel cielo (seconda stella a destra mi raccomando a destra e poi dritto fino al mattino) dove non ci sono santi né eroi né guerre né ladri né soldati né armi ecc ecc. Dove conta l’amore e l’amicizia: beh, io per un periodo della mia vita l’ho frequentata questa isola, no, non mai fatto uso di droghe in vita mia (a parte il birrino del sabato sera), semplicemente questa isola non è in cielo, si trova sulla terra e sta a Montecatini, in via Marruota – ed é l’oratorio Murialdo. Qui c’era anche Peter Pan (Giulia) coi i suoi bambini sperduti, bambini di cui ho fatto parte anche io.

Ricordo ancora che fu in occasione di una famosa uscita che ho iniziato a fare le mie prime fotografie; erano tentativi piuttosto impacciati allora (e anche onerosi: quanto costava a quei tempi sviluppare una pellicola per poi trovarci mille macchie indistinte), fotografavo le prime cose che vedevo con gli occhi, farfalle, una foglia, un sasso, non fotografavo mai le cose davvero belle e ancora adesso ho un pò di amaro in bocca per non averlo fatto.

Sono passati diversi anni e come fotografo, anche se non sono all’altezza di Mauro Fiore (per intendersi il direttore fotografia di Avatar) o di Carlo Carletti (grande fotografo sportivo) penso di cavarmela piuttosto benino. Soprattutto, da allora, ho imparato a “sentire” e fotografare le cose davvero belle: non solo sassi o farfalle ma volti, occhi, sorrisi, riflessi di qualcosa di così bello che neanche la migliore macchina fotografica può immortalare fino in fondo.

Molta della gente di oggi va sempre di fretta, con l’ansia frenetica di non riuscire a fare tutto quello che vorrebbe, guardando sempre in terra e non pensando mai a fermarsi, a osservare quello che ha intorno. Fra le cose che Giulia e molti di quei “bambini sperduti” mi hanno insegnato é a guardare davvero “chi” o “cosa” hai davanti, una lezione che dura ancora oggi. Un insegnamento che mi é stato utile negli anni successivi  e di cui ho capito davvero il valore solo molti anni dopo. Era una calda giornata di Luglio del 2000 che personalmente ricordo come la più fredda della mia vita quando parte di quel lato che le macchine fotografiche non possono immortalare se ne andò.

Pensavo fosse per sempre ma mi sbagliavo, perché quel lato non può morire e sono felice nel vederlo ogni volta che ritorno da quei “Bambini sperduti” che nonostante siano cresciuti continuano ancora a seguire la loro tenera “Peter Pan” di allora. Sono felice di poter collaborare con loro quando occorre, anche se non sempre mi sento all’altezza. Termino questa lunga lettera chiedendo a voi, specialmente ai nuovi di questo gruppo, un favore: domani quando uscite, non correte troppo. Fermatevi  a osservare, a osservare davvero, un bambino che cammina, una persona che vi saluta o un gatto che vi attraversa il marciapiede, una nuvola in cielo.

Osservate davvero e vi garantisco che troverete materiale molto più prezioso di quanto non vi dicano gli occhi. E se gli altri che avete accanto, vi guardano strano cercate di convincerli di quel che vedete e se vi prendono per pazzi, non prestateci attenzione: forse i pazzi sono proprio loro. (Simone Guidi)

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