Abbiamo cantato, e ora vediamo di contare.

 

Pianino pianino si e’ ricomposta la comunita’ di Giulia, un gruppo di persone che hanno un massimo comune divisore parecchio largo: quelli che vanno in Chiesa, quelli che non ci vanno piu’, quelli che ci vanno solo ad ascoltare i gospel, quelli che suonano ogni giorno, quelli che vorrebbero suonare anche la notte, quelli che non suonano ma le-so-tutte, e quelli che da un bel po’ di tempo non avevano il coraggio di pigliare una chitarra in mano. Tutti conoscevano Giulia e sapevano dell’esistenza degli altri amici, e finalmente si sono (ri)conosciuti al concerto di Dicembre. Sarebbe stato meglio non essersi incontrati, rimanersi simpatici a distanza, che Giulia fosse ancora qui, per essere sincera, ma cosi’ non e’, e cerchiamo di capire cosa fare.

Per chi passa di qui la prima volta, Giulia e’ una persona particolare, che se dovesse essere riassunta in poche parole suonerebbe all’incirca come una ragazza sfacciatamente talentuosa, incredibilmente energica, decisamente generosa, brutalmente sottrattaci dieci anni fa. In nome di Giulia ci siamo ritrovati, per continuare a perpetrare il suo messaggio di pace che si vive e musica che si suona alle generazioni presenti, di amici e parenti, e future, di figli e sconosciuti. Lei ha cambiato le nostre vite con la chitarra, la batteria e probabilmente il kazoo e l’ukulele, noi proviamo a fare qualcosa di buono per noi, per gli altri – che siamo noi nello specchio. Quindi, caro visitatore, cerchiamo di rendere un pochino di quello che abbiamo ricevuto, per non arrivare ai conti finali con un debito come quello dell’Angola, peggio, dell’Italia.

Abbiamo fatto un concerto, siamo stati bene, siamo persino riusciti a cantare la maggior parte delle canzoni senza piangere e abbiamo cucinato cosi’ tanto che avremmo potuto occupare il teatro per due settimane e sopravvivere con quel popo’ di roba da mangiare e da bere. Ci siamo dati appuntamento il 15 di gennaio, anzi, anche il 30 dicembre, per decidere cosa fare: non sappiamo ancora come, forse, ma cosa si’. Si tratta di pigliare la musica e farci qualcosa di superbo, di spargere il virus della pienezza, di usare le note per compattare le persone, di tirare fuori il bimbo che c’e’ in noi e farlo divertire, di scrivere, di fotografare, di fare filmini, di tenere la comunita’ viva e di pensare che ogni piccola cosa che facciamo si aggiunge alla pienezza, ma ogni cosa che non facciamo fa morire questo progetto. Quindi a manica rimboccata, senza esitazioni: non e’ di noi che si parla, ma di Giulia. Ci vediamo presto.

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